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Raccontare la città di Napoli in poche righe è come pretendere di descrivere i Promessi Sposi sullo scontrino di un caffè. Pino Daniele cantava “Napule mille culure” e sono proprio i colori ritrovabili nella città dello street food e della perdizione culinaria. Dai caffè rivisitati alla nocciola o al cioccolato, per fare un esempio, alla pasticceria infinita da abbinarci per colazione. Calorie sufficienti per portarvi a pranzo dove cuppo di mare, mozzarella in carrozza, “pasta, patate e provola”, gattò di patate, castiello e impepata di cozze rifocilleranno gli appetiti più voraci. E la pizza direte voi? Beh, lei merita una menzione a sé visto che ormai è stata riconosciuta come Specialità tradizionale garantita dall’Unesco; menzioni d’onore anche “Limone di Sorrento IGP”, “Pasta di Gragnano IGP”, olio “Penisola Sorrentina DOP”, “Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP” e “Provolone del Monaco DOP”. Questa tavola infinita vi ha messo sete? Un bel bicchiere di Aversa Asprinio DOC, oppure Campi Flefrei (dal bianco al rosso passando per una falanghina spumante), Capri (bianco e rosso), Ischia (bianco e rosso), Lacryma Christi, Penisola Sorrentina (bianco e rosso) fino al Vesuvio bianco rosso e rosato; tutti vini DOC della zona.

Si dice “Vedi Napoli e poi muori”, ma non tutti sanno che in realtà con quel “muori” Goethe voleva indicare la magnificenza di una città che è impossibile da dimenticare. Napoli è Vesuvio, ma anche Pozzuoli e la Solfatara, i Campi Flegrei, Castel dell’Ovo, Palazzo Reale, il Museo d’Arte Contemporanea e quello Archeologico, le piazze, le chiese, i vicoli, …, ma sopra a tutto ci sono i napoletani: la quintessenza dell’ospitalità, della goliardia, e della cultura, soprattutto per il cibo. Siamo troppo curiosi di vedere la Basilica di San Francesco da Paola, in piazza del Plebiscito, e anche se i nostri ospiti, Salvatore Pisani e Bruno Genzanella, ci dicono che a Napoli c’è di meglio da vedere, ci accontentano e dopo una visita ai meravigliosi portici ci accomodiamo in un bar per l’aperitivo e partono le domande.

Salvatore, da 1 a 10 quanto è utile per te incontrarsi a tavola per fare business? e perché?

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È il miglior modo per conoscersi in modo piacevole e fare business! A tavola ci si rilassa, si passa il tempo in modo tranquillo e si è bendisposti, anche a discutere di affari.

Credi o ritieni che esistano particolari usi, costumi locali nel relazionarsi a tavola? Anche in momenti più “soft” come le pause caffè, gli aperitivi …

La tradizione napoletana valorizza l’importanza degli antipasti per creare relazione … anche gli aperitivi a base di prodotti campani DOC contribuiscono a migliorare i rapporti interpersonali, ad esempio come stiamo facendo noi, adesso, in questo momento, che profumi di antipasti, di vini, di aperitivi. Anche questo è Napoli.

Bruno, se dovessi descrivere la città dove vivi tramite il piatto tipico, quale indicheresti? Anche più di uno.

Oltre ai soliti piatti famosi nel mondo per essere napoletani, come pizza, babà, sfogliatelle e pastiera, abbiamo dei piatti favolosi. Ti posso citare la pasta patate e provola, il gattò di patate (che quelli raffinati chiamano gateau), la trippa con sale e limone che è eccezionale gustata per strada, e poi la regina della tavola napoletana: la mozzarella di bufala. Solo qua a Napoli la mangi buona e come deve essere.

E se dovessi descrivere la città dove vivi tramite la bevanda tipica (alcolica o analcolica), quale indicheresti? Anche più di una.

Birra e vino Bianco di Gragnano frizzante. Senti che profumo da questi calici.

Salvatore, tu cosa ne dici?

C’è una cosa che ci contraddistingue da anni: il Limoncello

Bruno, puoi descrivere un rito o un’abitudine relativi alla tavola tipici della tua città?

Gustare una buona pizza nelle tipiche pizzerie di Spaccanapoli, ascoltando canzoni napoletane suonate e cantate da vecchi posteggiatori. Sembra un cliché, ma per Un napoletano questa è aria di casa.

Salvatore, hai una ricetta di famiglia, qualcosa che identifica le tue origini e che condivideresti?

Il Casatiello napoletano.
Ingredienti:
600 g di farina
30 g di lievito di birra
4 uova fresche
2 cucchiai di strutto
pepe nero
sale

Disporre la farina in una zuppiera e porvi al centro strutto, sale, pepe, lievito diluito in un po’ d’acqua tiepida.
Impastare a lungo, aggiungendo altra acqua tiepida fino ad ottenere un impasto morbido ed elastico.
Coprire e far lievitare in luogo caldo per 3 ore.
Lavorare la pasta formando un ciambellone; metterlo in una forma unta di strutto.
Affondare nell’impasto le uova col guscio e far lievitare ancora un po’.
Cuocere in forno a 180 gradi per 45 minuti.

Concludi l’intervista Andrea S., dicci se ricordi un momento in cui hai fatto delle scelte a tavola che ti hanno permesso di raggiungere gli obiettivi oppure al contrario, che ti hanno precluso questa possibilità? Puoi descriverle?

Quando stavo per partire con l’orchestra sapevo di doverlo comunicare a mia madre, perché di lì a poco sarei partito e per un po’ di tempo non sarei tornato a casa. Io ero poco più di un bambino, ma decisi di parlarne a tavola con mia mamma. Non la prese proprio bene, ma quello fu il luogo e il momento più favorevole per comunicarle questa notizia.

Grazie Salvatore e grazie Bruno per il tempo che ci avete dedicato, speriamo di reincontrarvi presto.

Di seguito alcuni collegamenti utili per approfondire la conoscenza di Napoli

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