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Roma, la capitale d’Italia, con il patrimonio culturale ed artistico che offre non può mancare nell’offerta culinaria che deve attingere nella provincia. La Porchetta di Ariccia IGP distesa calda su una fetta di Pane casareccio di Genzano, anch’esso IGP; per i più golosi aggiungendo un filo d’olio Sabina DOP della vicina Rieti. Questo in attesa di un po’ di Ricotta Romana DOP o di un piatto completo come l’Abbacchio Romano IGP per terminare con qualche Nocciola Romana, altra prelibatezza DOP. Dalla città eterna non si può uscire senza aver bevuto un bianco Cannellino di Frascati DOCG oppure il Frascati Superiore sempre DOCG per poi provare qualche DOC come “Aprilia”, “Bianco Capena”, “Castelli romani” … per tutti i palati.

Anche a Roma arriviamo con l’alta velocità. Dalla stazione Mediopadana siamo arrivati alla stazione Termini in poco più di tre ore. Il tempo è volato parlando delle nostre visite alla capitale, quelle in cui, extra lavoro, siamo riusciti ad esplorare le bellezze della città eterna. Decisione presa prima di scendere: torneremo a visitare il Parco archeologico del Colosseo, una meraviglia a cielo aperto. Il tempo è sempre bello a Roma, o per lo meno così pare a noi padani, e quando arriviamo nella piazza antistante l’anfiteatro troviamo i nostri sei amici ad attenderci, pronti per iniziare la visita. Salutiamo Luca ScaperrottaSelene MolinaroKris NataròMichela GalantePaola Devescovi e Adriana Zanetti e e d’accordo con loro l’intervista preferiamo farla immersi in secoli di storia, l’aperitivo e il pranzo li lasciamo per dopo; partono le domande.

Michela, da 1 a 10 quanto è utile per te incontrarsi a tavola per fare business? e perché?

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Perché crea relazione, ci dà modo di condividere un momento piacevole ed approfondire la conoscenza a livello personale oltre che professionale.

Selene, credi o ritieni che esistano particolari usi, costumi locali nel relazionarsi a tavola? Anche in momenti più “soft” come le pause caffè, gli aperitivi …

Si, sicuramente ognuno porta un po’ di sé e delle proprie abitudini a tavola, date anche dalla città di provenienza. Sicuramente ciò avviene molto di più per quanto riguarda pasti importanti come cene o pranzi rispetto momenti più easy come caffè e aperitivi.

Tu Paola ci parlavi degli aperitivi.

Qui a Roma l’aperitivo e l’apericena sono diventati dei momenti non solo di svago, ma anche di incontri di lavoro. Trovarsi in centro in inverno, soprattutto in certi quartieri tipo Monti o Trastevere e d’estate sul litorale è diventata un’abitudine.

Anche Adriana ha un momento speciale.

La colazione mattutina è molto “romana”: parlare di svariati argomenti di fronte a maritozzo e cappuccino agevola senz’altro la conoscenza e lo scambio reciproco. L’open networking del mattino è senz’altro romano!

Luca, se dovessi descrivere la città dove vivi tramite il piatto tipico, quale indicheresti? Anche più di uno.

Roma è la città della Carbonara, siamo i veri intenditori di questo piatto; pare semplice ma non lo è. È un attimo mangiare gli spaghetti con la frittata al posto di una perfetta Carbonara. Poi ci sono i Carciofi alla romana, chi li mangia per contorno e chi per secondo piatto. Gustosissimi.

Paola ci dai un punto di vista vegetariano?

Sono vegetariana, quindi non posso sicuramente parlare di coda alla vaccinara e trippa che sarebbero i piatti tipici. Per una vegetariana come me, alla ricerca di verdure gustose, direi che il broccolo romanesco e i carciofi -nelle due versioni, alla romana e alla giudia – sono le verdure che meglio rappresentano la mia città. Pasta e ceci è invece il primo piatto vegetariano che associo a Roma, anche se presente in altre regioni come piatto della “cucina povera”.

Michela, se dovessi descrivere la città dove vivi tramite la bevanda tipica (alcolica o analcolica), quale indicheresti? Anche più di una.

Roma per me è vino bianco dei Castelli.
D’altronde la saggezza delle canzoni popolari ce lo hanno insegnato: ‘Na gita a li Castelli, La società de’ li magnaccioni, Arrivederci Roma, … tutti parlano del vino dei Castelli romani come qualcosa di gioioso e di compagnia.

Adriana, puoi darci il tuo contributo da enologo?

Sicuramente “la romanella” un vino bianco, secco, leggermente frizzante che una volta accompagnava la porchetta nelle fraschette dei Castelli Romani. Così come il Frascati un blend di tre vitigni autoctoni che ha avuto un percorso molto simile al lambrusco emiliano: da vino bistrattato e di qualità inferiore a grande vino riscoperto da giovani produttori che hanno puntato alla qualità piuttosto che alla quantità con risultati straordinari anche a livello internazionale.

Selene, puoi descrivere un rito o un’abitudine relativi alla tavola tipici della tua città?

Probabilmente il mangiare tutti insieme parlando delle cose quotidiane e ricercando la genuinità degli alimenti sono una buona abitudine che ho vissuto qui a Roma ma non solo ovviamente.

E Luca aggiunge:

Non scordiamoci quanto sia importante per noi romani brindare, non tanto per bere ma per augurio.

Kris tocca a te, hai una ricetta di famiglia, qualcosa che identifica le tue origini e che condivideresti?

Come dice il proverbio? Giovedì gnocchi, ma alla romana. Semolino, latte, parmigiano reggiano, burro e uova, tutto impastato e poi via nel forno a cuocere e gratinare. Ricetta semplice ma piena di ricordi.

Cosa aggiungi Paola?

Mi lego a quello che ha detto Luca poco fa, non è una ricetta di famiglia quella che propongo, ma una ricetta romana che mi piace particolarmente. I carciofi alla romana La ricetta è molto facile: i carciofi vanno mondati, eliminando le foglie esterne più dure, conditi con un trito d’aglio, prezzemolo e mentuccia e poi posti in un tegame dai bordi alti, a testa in giù, e stufati a fuoco dolce e coperti. Secondo chi di cucina se ne intende, il vapore prodotto dalla copertura del tegame e la fiamma bassa sono il segreto per esaltare la comunione di tutti questi sapori: carciofo, aglio, prezzemolo e mentuccia.

Kris, per finire, dicci se ricordi un momento in cui hai fatto delle scelte a tavola che ti hanno permesso di raggiungere gli obiettivi oppure al contrario, che ti hanno precluso questa possibilità? Puoi descriverle?

Ricordo i pranzi al ristorante la scaletta a Piazza di Spagna passati con la direttrice della Condé Nast dopo il lavoro all’atelier di Valentino Garavani. Solo in quel luogo si allentavano le tensioni.

Sappiamo che tu Adriana hai un aneddoto da raccontare, perché eravamo presenti.

Tutte le mie scelte grandi e piccole sono state fatte a tavola. Sicuramente però quella che mi è rimasta nel cuore fu durante una Conferenza Nazionale BNI a Riccione dove chiesi al nostro National Director Paolo Mariola un appuntamento per concedermi l’onore di guidare una Region BNI di Roma. Mi diede appuntamento a pranzo. Ricordo ancora il tavolo, la voglia di mettermi in gioco, la determinazione, ma l’emozione la faceva da padrone, anche perché conoscevo Paolo veramente pochissimo. Ma con il nostro National, che di vini e di buon cibo se ne intende, tutto è stato semplice, perché come mi piace dire spesso: BNI mi ha cambiato la vita ma anche il punto vita …

Grazie Luca, grazie Selene, grazie Kris, grazie Michela, grazie Paola e grazie Adriana per il tempo che ci avete dedicato, speriamo di reincontrarvi presto.

Di seguito alcuni collegamenti utili per approfondire la conoscenza di Roma

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