Bilancia sbilanciata (1)

Bilancia sbilanciata - Claudio Messina

La bilancia è antico simbolo di giustizia ed equità, bi-lanx in latino (due piatti), nacque dalla necessità di pesare i metalli preziosi, diventando strumento imprescindibile nel commercio internazionale per poi entrare nei laboratori scientifici e nella nostra cultura.

La necessità di pesare, valutare, controllare, perfezionare, per equità di mercato internazionale, è davvero antica e parte dal presupposto di rendere oggettivo ed equalizzato il peso dei metalli, prevalentemente. Successivamente con opportune modifiche e perfezionamento degli strumenti da pesa, la bilancia può entrare anche nell’alchimia, nell’erboristeria e dovunque sia necessario poter calcolare il peso di qualunque cosa.

Per il nostro mondo occidentale, il bilanciamento è sinonimo di equilibrio, armonia, proporzione: chi vorrebbe mai una bilancia sbilanciata? La prima cosa che facciamo quando vediamo che la nostra bilancia non è precisa, è tararla, oppure cambiare le batterie se è elettronica. Fatto sta che nessuno vorrebbe mai che uno strumento nato per bilanciare, si sbilanciasse!

Bilancia sbilanciata - Claudio Messina

Allo sbilanciamento abbiniamo qualcosa che non va bene infatti, perché siamo abituati a concetti come equilibrio e stabilità come a valori portanti della nostra disciplina umana, materiale e intangibile. Perdere l’equilibrio per un attimo, anche a livello psicologico, ci crea instabilità emotiva, insicurezza. Se fisicamente possiamo sbilanciarci e cadere, rischiando di farci male, psicologicamente è altresì rischioso sbilanciarsi in opinioni o giudizi su situazioni e persone.

Se la bilancia è ben tarata e gli scambi sono equi, allora successivamente segue la fiducia e la relazione nel rapporto commerciale.

Quale risultato avremmo allora nell’adottare come strategia per aumentare la fiducia e il giro d’affari, proprio una bilancia volutamente sbilanciata?

Forse ci può aiutare l’antico Egitto con il Dio dei morti Anubi.

Bilancia sbilanciata - Claudio Messina

Anubi decideva l’ingresso dei defunti nell’oltretomba pesando la loro anima mettendo su un piatto della bilancia il cuore e sull’altro una piuma. Un’equazione davvero curiosa, cuore e piuma. Incredibilmente sbilanciata per i nostri valori. Se pensiamo a inferno e paradiso e al peso del peccato nella religione Cristiana, allora possiamo immaginare che un’anima debba pesare molto di più e valere tanto per superare il giudizio divino e salire in Paradiso. Mi piace l’idea di pensare a questo simbolismo egizio, detto Psicostasia, come ad una contraddizione insita nella bilancia stessa, come se non fosse poi uno strumento così esatto secondo un metro relazionale. Perché funzioni come strumento di misura relazionale, si deve bilanciare con la leggerezza della piuma: buone azioni e tante. Non finalizzate, atte a ricevere in cambio… nulla!

Guarda il video in cui ne parlo.

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