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Penso a Torino, alla sua mappa e al suo cioccolato e l’immagine che mi appare è d’un enorme scacchiera di cioccolato. Da goloso oltre alle nocciole gusto anche il Marrone della Valle di Susa I.G.P. in tutte le sue preparazioni. Torino è anche MI TO il cocktail simbolo di due città e di due aziende importanti che hanno realizzato questo aperitivo condiviso. Ma la Torino enologica è anche di più: l’erbaluce, il canavese, la freisa, il valsusa, possono aiutare quando si ha a che fare con la Bagna càuda o la selvaggina nel piatto.

Torino è una città che da sempre mostra un’immagine di compostezza e di regalità, capitale di altri tempi. Passiamo per piazza San Carlo e rimaniamo estasiati dalle bellezze che fanno da perimetro alla imponente statua equestre. Non a caso i torinesi la chiamano il salotto della città. Poco distante la Mole antonelliana e, al suo interno, il museo del cinema sono due tappe obbligatorie, così come la salita all’ultimo piano, sempre della Mole, con l’ascensore internamente panoramico. Raggiungiamo Giorgio Cesare AmerioDario Sieve e Francesca Cuffaro in piazza Vittorio Veneto, un trionfo di portici. Ci accomodiamo in una delle tante distese e ci prepariamo ad essere deliziati da una specialità torinese: l’aperitivo. Prima ancora che arrivino i bicchieri partono le domande.

Francesca, da 1 a 10 quanto è utile per te incontrarsi a tavola per fare business? e perché?

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Amo la convivialità e lo stare bene. La condivisione di tempo e spazio, cibi e bevande fa parte della mia visione della vita, forse anche per le mie origini siciliane. Anche solo il gesto di offrire un caffè vuol dire dedicare il proprio tempo all’interlocutore, dire “io ci sono per te”. Mangiare e bene insieme sono gesti che fanno diminuire le barriere, entrare in empatia, se poi sono accompagnati con un bel bicchiere di vino rosso è il massimo!

Continua pure tu Francesca, credi o ritieni che esistano particolari usi, costumi locali nel relazionarsi a tavola? Anche in momenti più “soft” come le pause caffè, gli aperitivi …

Torino è la patria dell’aperitivo e dell’apericena, più leggero e meno impegnativo delle cene seduti. Un bel bicchiere di Vermouth o un prosecchino con clienti, colleghi o amici, rende più semplice e più fluente qualsiasi discorso.

Dario, se dovessi descrivere la città dove vivi tramite il piatto tipico, quale indicheresti? Anche più di uno.

Allargando il discorso un po’ a tutto il Piemonte dico che sono gli antipasti in genere. Per fare dei nomi, andrei sul sicuro con le acciughe al verde, la carne cruda battuta al coltello, e il vitello tonnato. Ma anche i tomini, di solito al verde. Un piatto che viene di solito molto gradito da chi viene da fuori, sono gli gnocchi al castelmagno. Uno dei piatti più tipici in assoluto a Torino, è la bagna caoda, ma pochi la fanno con la vera ricetta originale; ora viene spesso smorzata, per renderla meno pesante. Per quanto ne so io, la stragrande maggioranza preferisce quella classica, ancorché pesante.

Giorgio Cesare precisa:

Non scordiamoci il dolce: il Bonet. Per gli amanti del cioccolato e degli amaretti è una gioia.

Francesca, se dovessi descrivere la città dove vivi tramite la bevanda tipica (alcolica o analcolica), quale indicheresti? Anche più di una.

Come dicevo Torino è la patria del Vermouth, con cui si preparano dei cocktail splendidi e per ogni gusto e gradazione (la Martini e Rossi ha lo stabilimento a Pessione e merita una visita guidata al museo), sia da aperitivo che da dopo cena. Vogliamo parlare poi dei nostri vini rossi? Barbera, nebbiolo, barbaresco, Barolo… da perdere la testa! Vini forti per “sgrassare” il palato dai nostri piatti forti. Per digerire poi, il famoso amaro San Simone, il Genepi (liquore alle erbe delle valli occitane al confine della Francia), il bicerin (liquore tipico al gianduia) o il nocciolino. Chi non regge l’alcol in Piemonte perde una grande cultura e tante belle occasioni di business e divertimento.

Dario, puoi descrivere un rito o un’abitudine relativi alla tavola tipici della tua città?

Tra gli anziani, bere un bicchiere di vino, mentre si gioca a carte. Le famiglie si trovano spesso in trattoria, i giovani vanno più in pizzeria. Come abitudine, di solito si tende a fare il classico “cin cin”, come inizio pasto.

Interviene Giorgio Cesare:

Anche se ha un nome molto moderno ed è diventata una moda negli ultimi anni, l’apericena è sempre stata una abitudine qui a Torino.

Dario, hai una ricetta di famiglia, qualcosa che identifica le tue origini e che condivideresti?

Mia mamma è molto brava a fare le acciughe al verde. Quelle classiche piemontesi, con l’aglio. Parlando di origini, i nostri nonni facevano spesso la pasta in casa: tagliatelle, gnocchi, agnolotti.

Francesca, per finire, dicci se ricordi un momento in cui hai fatto delle scelte a tavola che ti hanno permesso di raggiungere gli obiettivi oppure al contrario, che ti hanno precluso questa possibilità? Puoi descriverle?

Ero a una cena aziendale, e la presidente del mio gruppo ha voluto che io mi sedessi di fianco all’amministratore delegato della mia azienda. “Tu sai come gestire la situazione” mi ha detto. È stata una bella dimostrazione di fiducia durante una cena importante, in cui ho rappresentato il mio gruppo davanti ai Big.

Grazie Giorgio Cesare, grazie Dario e grazie Francesca per il tempo che ci avete dedicato, speriamo di reincontrarvi presto.

Di seguito alcuni collegamenti utili per approfondire la conoscenza di Torino

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